Andrea Raos

1

La sapienza trasmessa dagli antichi
sي sbriciola in miseria se respiro,
la fa vana la stasي ad ogni battito avverata e prevista.
Come dimenticare che le ombre, le inquietudini
non celano che calma di rيgore,
un silenzio già immenso?
La sapienza trasmessa dagli antichi,
pertanto, non deve essere pensata
che come fuga verso avanti di una torma
di animali sospinti dall'incendيo:
evento non innaturale, non formale,
che accade molte volte in una vita
e milioni in ciascuna memoria
ed immaginazione - evento
vitale e mortale, comprensibile
e fondamentale
che fa dell'esistenza un'estinzيone
non solo all'apparيre in fieri.

2

da morto vedeva ancora la luce
(Il suo sguardo cadde avanti porta spalancata
un vuoto si affacciٍ e lo riempى.)

come strema il tuo corpo questo pensiero
il ritrovamento di una sciarpa che so il colore di lana
che ti riempie la gola del suo soffocante
profumo il ricordo di lei stretta e ancora
stretta del cuore di lei
al tuo cuore del tuo cuore a lei non sai
non sai.

(i limoni esangui per le vie)

e hai presente certamente il mare che ti separa
navis eburnea clavis universalis del tuo narrare la tua morte 
naviga in questo fra un punto e l’altro di ogni
schermo pixel su pixel come orizzonti di luce 
là un bianco bagliore di bit

e il desiderio per ciٍ che è assente potٍs art de naviguer corpi liminari si incontrano 
si incrociano tu passi di qua io passo di là chi muore chi sta
morendo fra noi stare sui bordi sugli orli levigati e fragili
un nord di violenza si accascia mare di venti kolossٍs 
ove è l’alto il basso ma l’orizzontale come dico

come puٍ essere processato questo viaggio
luoghi di tracce e rinvii nulla di per sé nulla è sé

(affiora a rive di luce
aeterno devictus vulnere amoris
liminis de causa)

3

ora mente naviga immagini
onde circoscritte terre lontane sogni inesplorati
altri paradisi tacciono altri soli splendono
improvvise lontananze miti e sorrisi altrui
scendi
parola onda trascina
e solleva e porta pensieri-corpi galleggiano
naufragi d’idee e desideri e ricordi
e forme del dolore di altri mondi
parola onda
accasciata esausta non quando
viene emersa ma quando giunge a destinazione al corpo-cuore-mente
lى nascerà nova onda lى acque e suoni diversi si mescolano
lى con emozione arriveremo.
Vieni nei miei cieli. Parlami di te

(hanno fatto un deserto
lo hanno chiamato pace
come ala o pensiero

parole più durature delle pietre
quarant’anni di nomi
luogo dell’abbondanza
noi che tanto desiderammo
in ogni sorta di pianta in ogni sorta di pietra
in ogni sorta di argilla in ogni terra
prendono forma prendono dimora
nel vento tempestoso del suolo i frutti puri impazziscono
senza verità cui stare al mezzo e
non è
non è l’odore dei limoni a trarci in inganno
non era questo davvero il sogno del profumo
 il suo dilagare fra i rovi e le strade i gialli
che correvano a fiotti sul mare

(era nato per svanire
e si voltٍ senza pace)

4

perché è stato versato il sangue del mio cuore
attraversato da grandi arcobaleni di voci
macellando il proprio passato
mille duemila passi avanti un colpo solo
fra le mani di tutti
8000 volte senza tregua
la leggerezza che viene dall’abisso
(di questi passi siamo fatti)
la perversione di voler essere

catafalco di anime

fu Sodoma e Gomorra
e dopo il dopo ancora il dopo
fu silenzio
immenso quattromila anni senza un sussurro
né requiem per i corpi che sono stati
e quelli che verranno
dal nostro futuro
globalizzate le nostre morti
le nostre le vostre
di qua di là
non c’è più niente da fare

(io non sono più io voglio solo uscire dal circo
sangue e ancora sangue. Intorno è piazza
è urla è fumo è mattanza
intorno è un milione di mani alzate
intorno centomila armi elettriche
e manganelli inesorabilmente calano)

(e non ho lanciato sampietrini ma sono dalla parte di chi lo ha fatto
quella è la trappola noi siamo i topi. Odio. Odio. Odio.)
casco e visiera urlando battevano in cerchio
battevano randelli ognuno sullo scudo dell’altro. Urlando.

vamos a matar                    Urlando
bastardi rottinculo               Urlando

ottuti rossi di merda            Urlando
sugli scudi con la bava gli sputi
il sangue dalla bocca
excitat cruor feras

Andrea Raos è nato nel 1971. Ha pubblicato Aspettami, dice. Poesie 1992-2002 (Roma, Pieraldo, 2003), ha curato l'antologia di poesia italo-giapponese Chijô no utagoe - Il coro temporaneo (Tokyo, Shichôsha, 2001), Premio Speciale per la Traduzione del Ministero dei Beni Culturali 2002, ed è presente nel volume collettivo Akusma. Forme della poesia contemporanea (Fossombrone, Metauro Editore, 2000). E un importante traduttore e studioso di letteratura giapponese.