Paolo Ruffilli

PIANO

Respira piano,
lasciati entrare
poco alla volta
dentro di me
disciolta e rarefatta,
deposita l’essenza
tua raccolta
nella mia mano.
Eccoti rapita:
ti porterò lontano
dove la vita
mi costringe a andare,
pronto però
a ritornare
da te, almeno
con il naso,
dopo averti
tirata fuori
dal mio vaso.

LA PORTA

Te ne sarai
accorta che
più spingo
per entrare
e più ti fai
aperta
e, nell’aprirti
come fossi
la mia porta,
di scivolare in me
nel punto stesso
del mio starti
dentro.
E nell’averti in me
è il ritrovarmi
intero
al centro
senza che
mi costi,
nella coincidenza
degli opposti.

FAME

Può darsi
sia un retaggio
cannibalesco,
questo di mangiarsi
con gli occhi
con le mani
la bocca e
tutto il resto.
Ma più ti mangio
e più mi metti
fame:
mi sazi l’appetito
senza che risulti
poi esaurito.
Ti voglio e
non mi stanco
di volerti,
e non mi
basta mai 
di averti.

FRENESIA

L’amore
mi impedisce
di dormire
mi toglie l’appetito
mi mette addosso
una vana frenesia
e, pazzo,
vado in giro
in preda al desiderio
e alla follia:
non posso 
stare fermo
mi brucia il sangue
nel flusso delle vene
non trovo pace
se non nell’agonia.

STANCHEZZA
 

Mi sveglio
più stanco
di quando mi
sono addormentato.
È l’effetto del pensiero
che resta lì impigliato
dentro l’oggetto
della sua passione
e non si spegne,
trascinato
dietro alla visione
dell’abbaglio.
Sto sulla traccia
del tuo fantasma
e, nell’assenza,
vivo amplificato:
la tua voce,
l’odore... tutto
diventa immaginato
ed è una caccia
che, di colpo
incosciente dentro il sogno,
mi lascia più sfibrato.

SOGNO

Questa notte
ti ho sognata:
mi chiedevi
di essere legata
mani e piedi
sopra il letto
e volevi far l’amore
come se ti avessi,
io, costretto...
per non sentire forse
il rimorso di tradire,
ma nel sospetto
di finire tuttavia
prigioniera di te stessa:
che non scalfisse,
l’intenzione vera,
la tua beata
ipocrisia.
Ma è stato
un sogno di dolcezza,
in conclusione.
Non avevo mai provato
in vita mia
così tanta tenerezza
dentro la passione.

SENZA DIFESE

Mi chiami
e mi pretendi
con l’urgenza
della tua pelle:
vuoi che ti prenda
e, più,
che ti violenti.
Me lo chiedi
senza parlare,
ti piace che lo faccia
com’è nelle tue attese
e a me piace di farlo,
di soddisfare
le tue pretese,
perché ti amo
e siamo senza difese
contenti di usare
e mani e lingua
e denti
l’una sull’altro:
corpi arresi,
corpi assorbenti.